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Il viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre
ma nell’avere nuovi occhi

(Marcel Proust).
Fondazione Giulia Sillato Verona

Ogni grande artista è stato tale non per avere seguito la scuola di un maestro, fatta eccezione per chi il maestro lo ha superato, ma per avere introdotto note nuove nell’arte del suo tempo. Andrea Mantegna, che ci ospita nella sua famosa dimora, si distinse per la rivoluzionaria estensione dell’Umanesimo toscano nel nord-est d’Italia sino a diventarne uno dei capisaldi del Rinascimento italiano.

Si costruì un’abitazione a sua immagine e somiglianza, rivestendola interamente dei suoi magnifici affreschi, di cui purtroppo ben poco si può godere. L’astro del maestro padovano ha brillato per uno stile e un linguaggio che molti secoli dopo sarebbero stati sconfessati dalle agguerrite avanguardie del secolo XIX… eppur contenente già i semi delle future rivoluzioni in quel terso astrattismo dei suoi paesaggi.

Oggi che ripercorriamo tutti i luoghi dell’arte del passato con le Rassegne del MetaFormismo©, riteniamo di rendere bene omaggio a chi prima di noi ha pensato all’innovazione, anche se la nostra riguarda il modo di porsi innanzi all’arte e non l’arte stessa. Un nuovo conio (Copyright 2010) e una nuova Storia dell’Arte si preparano a rivoluzionare gli orizzonti critici del futuro.

Con il vocabolo MetaFormismo© infatti si vuole indicare una rilettura totale delle arti non figurative mediante la forma. Come è noto, le arti sono raggruppabili in due grandi categorie: il figurativo, caratterizzato dalla presenza di figure oggettivamente riconoscibili (volti, corpi, paesaggi ... altro), peraltro riconducibile al principio di rappresentazione di ciò che si vede – il non figurativo, caratterizzato dall’assenza di figure oggettivamente riconoscibili e dalla presenza di forme libere (segni, colori, materia), nessuna dotata di oggettività e nessuna legata a un dettato accademico.

Due sono i contesti che, a cavallo tra il XIX e XX secolo, spinsero gli artisti ad allontanarsi dalla rappresentazione naturalistica dando a questa operazione il nome di Astrattismo: 1. Contesto bellico (prima guerra mondiale) 2. Contesto religioso (ortodossia della Chiesa Cristiana d’Oriente). Nel primo caso, la devastazione causata dalla guerra ’15 - ’18 fece nascere in tutta Europa nuove fedi nell’arte, non più convergente in un modello di completezza e perfezione. Nel secondo caso, poiché la prima espressione di arte non figurativa si manifesta in Cecoslovacchia con Frantisek Kupka e qualche anno dopo in Russia con Vasilij Kandinskij, è ragionevole sottendere allo sviluppo dell’Astrattismo la componente aniconica delle religioni orientali.

Una individuazione attenta delle forme presenti nelle opere non figurative, e relativa lettura, può portare a delle interpretazioni che sfiorano la verità dell’artista, così come lui stesso ha voluto comunicarcela, aprendo una nuova stagione: quella della comprensione razionale dell’arte non oggettiva che Kandinskij considerava impossibile.

Il nuovo vocabolo Meta For mismo© non è da confondersi con Meta mor fismo che è tutt’altra semantica e storia. La lettura delle espressioni artistiche non figurative non è mai stata facile e tantomeno scontata, dovendosi spesso ricorrere a una propria sensibilità personale per riuscire a percepire gli stimoli emozionali che hanno prodotto quello specifico risultato pittorico o plastico.

Grazie a venti anni di studi, ricerche ed esperienze in campo, condotti dalla studiosa Prof. Giulia Sillato, oggi è possibile ripercorrere il tracciato mentale dell’artista cercando di individuare e interpretare la ricchezza formale con cui di solito si presenta un’opera non figurativa.

La studiosa può dimostrare:
A - l’insostenibilità del concetto di “astratto” nell’arte contemporanea, divenuto ragionevolmente desueto dopo 120 anni di storia e in attesa di essere riformulato con vocabolo più moderno e flessibile.
B - l’insostenibilità del concetto di “informale” nell’arte contemporanea, potendosi sostenere che l’informale non esiste, esistendo, invece, molte forme, anche di solo colore, che attendono di essere appunto decodificate.

La necessità di intervenire linguisticamente sulle arti non figurative dei giorni d’oggi deriva dalla loro complessità genetica. Posto infatti che le arti figurative si collochino sulla linea di continuità storica del mondo classico, peculiare alla cultura artistica italiana, per contro la non figuratività affonda le sue radici nell’Europa dell’Est, come si accennava prima, contaminandosi solo successivamente con i flussi migratori artistici statunitensi.

Le origini europee sono rappresentate, come si è detto, dal pittore ceco Frantisek Kupka (1871 - 1957) e dal pittore russo Vasilij Kandinskij (1866 - 1944). Il primo precede di poco il secondo nella realizzazione di un’opera astratta con Amorfa del 1910, mentre il secondo esordisce nel 1913 con Primo acquerello astratto.

La contaminazione americana è invece riconducibile al reflusso in Europa dei differenti atteggiamenti artistici assunti dai giovani emergenti americani sulla spinta dei linguaggi avanguardistici europei, che vengono esportati negli Stati Uniti e per la prima volta con la Armory Show del 1913. Dall’Espressionismo Astratto - evoluto dall’Espressionismo tedesco - all’Action Painting, al Gestualismo, al Minimalismo, tutti a loro volta confluiti nel vecchio continente, che diventa così una sinergica piazzaforte di nuove e originali commistioni.

Lo schema tracciato riduce la questione delle origini del non figurativo a pochi essenziali passaggi, quando invece il quadro reale è più complesso. Per fare due esempi: 1. La linea astratta si scomporrà, lungo il percorso, in spartiti geometrici il cui indiscusso protagonista sarà l’olandese Piet Mondrian (1872 - 1944) e l’assunzione della geometria a modello artistico genererà la Optical Art (Victor Vasarely, 1906 - 1997) e limitrofi 2. L’impiego di materiale vivo applicato direttamente sul piano pittorico (barattoli, tessuti, carta ... altro), oggi estremamente di moda, è sicuramente riconducibile alla non poco rilevante apparizione, nel panorama storico-artistico mondiale, del fenomeno Dada, nato in Svizzera, territorio neutrale della guerra ’15 - ’18, e successivamente acquisito dalla Pop Art americana.

Gli artisti della nostra contemporaneità si sono emancipati tuttavia dal retaggio artistico illustrato, pervenendo a espressioni pittoriche e/o plastiche assolutamente istintuali, anche se inconsciamente aggiornate ai tempi attuali, e in ogni caso non mediate da filtri culturali. Le immagini sgorgano da un subconscio ricco e articolato che si esprime liberamente senza alcun vincolo storico.

Da qui la necessità di fornire all’arte contemporanea non figurativa un nuovo indirizzo critico che, compendiando in modo significativo tutte le dinamiche artistiche del Novecento, ne sintetizzi l’importante eredità con un vocabolo unico, onnicomprensivo di tutte le possibili ascendenze alle origini, ma al tempo stesso in grado di avvicinare chi guarda alle differenti espressività tra un artista e l’altro.

Il MetaFormismo© con la sua singolare formulazione vocabolare soddisfa in pieno questa esigenza distaccandosi altresì dall'idea, anch’essa desueta, di gruppo, di movimento, di corrente e suggerendo piuttosto orizzonti critici di più ampio respiro e promuovendo una nuova Storia dell’Arte che riveda costruttivamente quanto è stato fatto e quanto ancora sarà fatto in futuro, perché l’arte che meglio rappresenterà i decenni che verranno è la non figurativa.

L’autore di questo studio omette di proposito di accennare a personaggi come Pablo Picasso (Cubismo) o come Umberto Boccioni (Futurismo) o ancora tutti coloro, di non minore fama storica, che arricchirono il panorama storico-artistico sin qui descritto, perché, pur avendo avuto essi un ruolo non trascurabile nei processi di destrutturazione della forma classica, vi sono tuttavia pervenuti attraverso le vie stesse del figurativo, di cui peraltro hanno continuato a conservare tracce sensibili, restando quindi al margine della specifica linea astratta sulla quale verte la nostra indagine.

Diversamente, invece, dai caposaldi dell’Astrattismo storico, prima citati, i quali entrarono immediatamente nella dimensione astratta, sbriciolando rapidamente la verità visiva per arrivare a cogliere quella spirituale.



Giulia Sillato, Giugno 2019©